Israele e territori palestinesi: pellegrinaggio in Terra Santa

Pellegrinaggio in Israele e nei territori palestinesi, nella Terra Santa, attraverso alcuni dei luoghi più significativi del Vangelo. Galilea, Betlemme, Gerusalemme. Viaggio diverso, non solo un itinerario turistico.

Agosto 2017

1° giorno

Arrivo a Tel Aviv. Ripartiamo subito senza visitare la città.
Cesarea marittima, bel centro sul mare, con dune, giardini e resti romani. Vediamo l’acquedotto. In questa città è stato battezzato il primo cristiano non ebreo, Corneliano, probabilmente proveniente dall’Italia.

Arrivo a Nazareth. Non corrisponde all’immagine che abbiamo del presepe, è una caotica città araba.

2° giorno

Verso il lago di Tiberiade, stiamo scendendo sotto il livello del mare, fa molto caldo.
Monte delle Beatitudini, . Molto bella la chiesa degli anni ’30 dell’arch. Antonio Barluzzi circondata da un bellissimo giardino in cui volano pappagalli verdi, i parrocchetti dal collare. Quasi tutti gli edifici religiosi che vedremo sono del’900 perché nel corso dei secoli sono stati distrutti da persiani e arabi. Molte delle chiese più belle, con diverse soluzioni stilistiche e sempre grande attenzione al significato religioso, sono opera di questo architetto italiano. Una bella monografia è “Antonio Barluzzi. Architetto in Terra Santa” di Giovanna Franco Repellini.

La chiesa è a pianta ottagonale, in ricordo delle otto Beatitudini.

Cafarnao, antica casa di Pietro e parte della grande sinagoga. Resti del villaggio con case di una o due stanze, una attaccata all’altra.

Attraversiamo il lago di Tiberiade su una barca, azzurro e calmissimo.

Arriviamo in un kibbutz, un’azienda agricola basata sul principio di proprietà comune. Pesce di san Pietro del lago, datteri freschi.
Tagba, ancora sul lago di Tiberiade. Chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Splendido mosaico antico che raffigura uccelli e animali del Nilo.

Cappella del primato di Pietro, in pietra scura e con vetrate recenti e prodotte in Italia, colorate.

 

3° giorno

Giro a Nazareth. Attraversiamo il suk, molti negozi sono chiusi, vittime dei  centri commerciali.
Sinagoga, ora chiesa, molto semplice e spoglia.
Chiesa greco ortodossa dell’Annunciazione, atmosfera tipica ortodossa, assistiamo ad una cerimonia.

 

Chiesa dell’Annunciazione, è molto interessante il museo a fianco, con case dell’epoca di Gesù. Stanza davanti e dietro locale per gli animali, la stalla in cui sarebbe nato Gesù.
All’interno della chiesa, casa di Maria in cui per tradizione è avvenuta l’Annunciazione dell’angelo. Chiesa moderna in cemento armato, particolare la grande cupola a forma di giglio.

Cana. Chiesa, al di sotto grande giara in pietra, come quelle narrate dall’episodio del Vangelo della trasformazione dell’acqua in vino.

 

Monte Tabor.

Si sale per la ripida strada solo con pullman più piccoli.
Sul monte struttura religiosa francescana, semplice, in cui è possibile cenare e soggiornare. Giardino pieno di fiori, resti delle fortezze crociate e la bellissima chiesa della Trasfigurazione del Barluzzi.


Per la notte restiamo solo noi, tutti gli altri turisti scendono, è molto suggestivo.

Facciata con tre frontoni, a ricordo delle tre capanne che Pietro voleva costruire durante la trasfigurazione.
Interno con splendidi mosaici e vetrate colorate in stile Decò. Il tetto è in sottili lastre di marmo, da cui doveva entrare la luce per rendere ancora più luminoso e d’effetto l’edificio, ma le infiltrazioni di acqua hanno reso necessaria una copertura in tegole.

4° giorno

Gerico. Attraversiamo il deserto di roccia. Via romana che porta a Gerusalemme.

A pranzo hummus, l’ottima salsa di ceci e tahine, condita con olio e spezie, sempre presente ai pasti. A colazione particolare è l’halva, un panetto a base di tahine e miele. Compro una marmellata ai datteri e halva del kibbutz Kinneret. Lo trovo citato anche nel libro che sto leggendo, “A un cerbiatto somiglia il mio amore” di David Grossman. I protagonisti si fermano lì durante il loro lungo trekking attraverso la Galilea, e per me diventa un viaggio dentro al viaggio.

Betlemme. Chiesa dell”Annunciazione ai pastori’ del Barluzzi. L’edificio è inondato di luce che entra dalla cupola in vetrocemento e anche gli affreschi sono caratterizzata dal tema della luce.

Chiesa della Natività.

Purtroppo l’interno è in restauro e non si vedono gli splendidi mosaici. Una delle poche chiese antiche scampate alle distruzioni. La proprietà è rigorosamente divisa tra la chiesa ortodossa, che ne possiede la maggior parte, armena e cristiana.
Grotta della Natività, dove secondo la tradizione è nato Gesù, e il luogo è indicato da una stella a 14 punte. I turni per la preghiera per le tre religioni sono rigidi.

 
5° giorno

Monastero di Mar (Santo) Saba. E’ un monastero greco ortodosso a circa 20 km da Betlemme. Solitamente le visite sono permesse agli uomini e non alle donne ma il giorno prima c’è stata una festa religiosa, per cui i monaci, che hanno vegliato tutta notte, hanno chiuso per tutti l’ingresso. Sito fondato dall’eremita Saba nel 439 d.C., in mezzo al deserto roccioso di Giuda.

Andiamo verso Gerusalemme.

Per uscire da Betlemme attraversiamo, tramite un check point, l’alto muro di cemento che divide i territori palestinesi da Israele. Per noi turisti i controlli sono stati molto veloci e ci sono state evitate le lunghissime file a cui sono invece sottoposti i palestinesi.

Monte degli ulivi

Chiesa del Pater Noster. Particolari i pannelli di ceramica su cui è incisa la preghiera del Padre Nostro in centinaia di lingue e dialetti.

Chiesa del Dominus Flevit del Barluzzi. La cupola allungata ricorda la forma di una lacrima e sui pilastri laterali ci sono anfore come quelle che venivano tradizionalmente usate per raccogliere il pianto.

 
Dietro all’altare magnifica vista su Gerusalemme, come fosse una rappresentazione sacra, un affresco, il punto di vista di Gesù che guarda la città.

La spianate delle moschee dal Monte degli Ulivi.
Mentre scendiamo vediamo l’enorme cimitero ebraico. Tombe con pietre appoggiate sopra.

Grotta e orto del Getsemani.
Basilica dell’Agonia, nota anche come Basilica delle Nazioni perché fu costruita con finanziamenti da molte parti del mondo. Ancora un’opera del Barluzzi. Per accedere alla chiesa si attraversa l’Orto degli Ulivi dove ci sono alberi che hanno più di 2000 anni, e che sarebbero contemporanei di Gesù.

 

Facciata neoclassica con frontone rivestito da un mosaico, all’interno atmosfera cupa dove prevale il colore viola. Bellissimi mosaici nelle dodici cupole.

Chiesa ortodossa della Tomba di Maria. Sembra di scendere in una grotta, scalinata buia, illuminata solo da tante candele poste sui gradini, che negli anni hanno annerito le pareti e il soffitto. Tantissime lampade, sembra un bazar, atmosfera suggestiva.

6° giorno

Gerusalemme. Via crucis, la Via Dolorosa, è la strada, sempre secondo la tradizione cattolica, che Gesù ha fatto con la croce.

Passa dal Praetorium, il palazzo di giustizia romano e sale, attraverso le strette vie della città, l’affollato suq, fino al monte del Calvario. Il luogo della Croce è stato inglobato nel Santo Sepolcro, restaurato da poco, e qui si trovano anche il punto dove Gesù è stato deposto e unto e il sepolcro di Gesù, scavato nella roccia e ora protetto dall’edicola. Questi luoghi furono oggetto di venerazione sin dai primi anni dopo la morte di Gesù. La prima chiesa fu costruita attorno al 330 e subì moltissime modifiche nel corso dei secoli.

 

Impressionante la cappella di Adamo, costruita sotto il monte del Calvario (ora piano superiore all’interno della chiesa) in cui si vede una roccia squarciata da un terrremoto, che come datazione potrebbe essere riconducibile a quello che secondo i Vangeli è avvenuto durante la Resurrezione.

Chiesa del Gallicantu,

Sorge sul luogo del tradimento di Pietro. Negli interrati della chiesa ci sono le antiche prigioni romane in cui venivano custoditi i prigionieri in attesa della sentenza, dove quindi avrebbe trascorso la notte prima della crocefissione Gesù.

Il tempo in questo viaggio il tempo è più che mai tiranno, sarebbe bello sedersi e guardare passare gente di tutte le razze e religioni, suore ortodosse dai cappelli neri, popes, ebrei ultraortodossi, gli hareddim vestiti di nero con le lunghe ciocche di capelli ricci, armeni, copti, frati francescani, arabi con lunghi vestiti e la kefiah, pellegrini occidentali, a volte vestiti in modo ridicolo per coprire gambe e spalle, come richiesto in tutti i luoghi sacri di Gerusalemme.

7° giorno

Spianata delle moschee. Di solito bisogna fare ore di fila per entrare, ma in questo periodo, così vicino all’attentato di luglio in cui sono stati uccisi 2 poliziotti ebrei e in seguito gli attentatori, siamo quasi gli unici turisti. Per le nuove direttive non si possono portare gli zoom della macchina fotografica e nessun oggetto religioso, nemmeno negli zaini.
La spianata è bellissima, con la moschea Al Aqsa, la Cupola della Catena e soprattutto la Cupola della Roccia che brilla al sole.


Arriva un gruppo di ebrei, in questo luogo in cui ci sono solo musulmani,  scortati dalla polizia e scalzi. Non vogliono che le scarpe calpestino il sancta sanctorum, i resti dell’Arca dell’Alleanza rimasti da qualche parte sotto la spianata, e sopra i quali Dio appoggiava i piedi.

Usciamo dalla spianata e andiamo al muro del pianto, divisi per sesso.
Donne in preghiera, sembra una danza, dondolano, alcune piangono col viso affondato nel libro delle preghiere.
Dalla parte degli uomini alcuni hanno un rotolino di pergamena con brani della Torah chiuso in un astuccio, il tefillin, e legato in mezzo agli occhi e al braccio sinistro.

 

Messa al Cenacolino. Il Cenacolo non è di proprietà cristiana.

Chiesa della Dormizione di Maria. Belli i mosaici con le donne protagoniste nella Bibbia.

Ain Karem,

dove avvenne l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta e dove nacque Giovanni Battista.
Chiesa della Visitazione, sempre dell’arch. Barluzzi. Su una parete finestroni in marmo traforato con motivi a ramo di palma e datteri.

 

Pomeriggio a Gerusalemme da soli.

Giro delle mura, se ne può percorrere solo una parte perché sono interrotte in prossimità della Spianata delle moschee.

 
Vicino al muro del pianto sentiamo un suono suggestivo che sembra quello di un grande alveare: sono gli shofar, i corni di montone suonati in alcune cerimonie ebraiche.
Alla sera le suore maronite ci aprono la loro terrazza su un tetto vicino al Santo Sepolcro, da cui si gode una splendida vista su Gerusalemme.

8° giorno

Messa al Santo Sepolcro alle 7.00, l’ultimo appuntamento della giornata per i cristiani.
Abu Gosh. Una possibile Emmaus. Abbazia crociata con affreschi abbastanza ben conservati, a parte i visi cancellati dai musulmani. Molto bella. I giardini sono tutti rigogliosi e delle oasi di pace.

Prima di andare all’aeroporto caffè al The Elvis Inn, locale interamente dedicato ad Elvis Presley!

Siamo giunti alla fine del viaggio. Partenza da Tel Aviv.

Consigli vari…

Il giardino di limoni di Eran Riklis. Nello sguardo di due donne una palestinese e una israeliana, lo scontro di due mondi.  https://www.mymovies.it/film/2008/ilgiardinodilimoni/

“La sposa promessa” di Rama Burshtein, una finestra sul mondo degli haredim, gli ultraortodossi. https://www.mymovies.it/film/2012/lemaleethachalal/

Ancora sugli haredim una serie di cui mi sono innamorata, su Netflix: “Shtisel”

             

I libri di David Grossmann.

“Qualcuno con cui correre” che si svolge nelle strade di Gerusalemme.

“A un cerbiatto somiglia il mio amore”

     

Un libro di architettura su Antonio Barluzzi, in cui sono prese in esame tutte le chiese che ha costruito in Terra Santa.

Una graphic novel molto bella di Armin Greder, “Gli stranieri”

letta in questo video https://www.youtube.com/watch?v=O_QCdERJevI

Se ti è piaciuto l’articolo per favore condividilo con i tuoi amici! Grazie!

If you like my article please share it with your friends! Help me to improve my jobs. Thanks!